DELLO "SPAZIO INTERIORE" O "CENTRO D'INTIMITA'"

SECONDO LA FILOSOFA
SPAGNOLA MARIA ZAMBRANO (1904-1991)
"Una volta , prima di essere
spazzato via dall'io cartesiano, c'era qualcosa chiamato anima, che noi
ora immaginiamo come questo spazio interiore, come questo regno
personale, tesoro in cui si custodiscono le possibilità nascoste e
imprevedibili di ognuno, il suo regno segreto.
Questo spazio fu
cancellato e al suo posto apparvero i 'fatti psichici' o gli 'atti di
coscienza'. Tutta la realtà, qualunque fosse la sua maniera d'essere,
doveva essere fondata e legittimata in un atto di coscienza e lo deve
ancora. E' la legittimità, l'esistenza, la realtà. E' lo psicologismo
conseguente al cartesianesimo.
L'anima antica, invece, anche in una
filosofia così razionalista, così estranea a misticismi di ogni sorta
come quella di Aristotele, diceva che 'l'anima è come una mano' e anche
che 'l'anima è in un certo modo tutte le cose'. Qualcosa, una specie di
luogo, di sede o di potenza che arriva ad essere in contatto con tutto
e perciò è sede dell'intimità, di ciò che precede la conoscenza e che
siamo soliti chiamare familiarità con qualcosa; ciò che è opposto
all'estraneità, ciò che ci permette di orientarci e di avere una specie
d'istinto, un sesto senso per penetrare nelle cose secondo la loro
natura e modalità; destrezza, abilità, che suggerisce, in effetti,
l'immagine di una mano che tocca la realtà delicatamente, una mano
dalla presa infallibile, materna e virile insieme..."
("La confessione
come genere letterario", Bruno Mondadori, 1997, pp.103-4)
19.08.08LG

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