Bioenergetica e vita sociale

Quattro settimane fa, circa, ero appena tornata dall'aver tenuto, a Milano, 4 giorni di lezione sulla paura agli/lle allievi/e futuri/e terapeuti/e. Ero felice per la pienezza dell'esperienza condivisa. Nella notte tra la domenica e il lunedì, vengo svegliata dalle scosse del terremoto che ha ferito L'Aquila e i suoi dintorni.

Capisco subito che sta accadendo qualcosa di drammatico molto vicino a Roma. La paura, penso, ecco la paura, l'esperienza della paura! La terra si scrolla, madre tellurica, potentissima, e ci priva momentaneamente del suo appoggio. Un mondo crolla e dovrà essere ricostruito.

La paura è proprio questo: non sentire più l'appoggio, il sostegno di cui abbiamo continuamente bisogno per fondare il nostro "esserci". Nella nostra società, da tempo, veniamo costretti/e a far finta di non averne bisogno. Questa condizione di "sradicamento" viene considerata, in Analisi Bioenergetica come in altri approcci, la causa primaria delle malattie emotive di cui i/le terapeuti/e si occupano.

Il lavoro terapeutico attuale consiste, fondamentalmente, nel ricostruire il radicamento, per poter vivere in modo non alienato, e per essere pronti/e a far fronte ai momenti in cui l'appoggio può venire meno. Il nostro approccio corporeo comprende un vasto repertorio di esperienze emotivo-cognitive atte a sviluppare il vissuto del radicamento, da Lowen denominato "grounding".

Ci sono eventi in cui la dimensione personale e quella collettiva si intrecciano fortemente, come nel caso di catastrofi, e ciò ci permette di riflettere anche sulla possibilità di collegare di più e meglio le varie sfere dell'esistenza, la vita privata e la vita sociale. Dedico queste riflessioni agli abitanti de L'Aquila e dintorni, a cui sono legata da frequentazioni affettuose e professionali.

(2/05/09LG)

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