La salute e la sessualità come arene politiche, tra ideologia e utopia.

Gli anni '60 e '70."
26/05/09, Roma, Libreria Gabi

Sintesi della conferenza:
A partire dal saggio della sociologa Yasmine Ergas, "Nelle maglie della politica. Femminismo, istituzioni e politiche sociali nell'Italia degli anni '70."(F.Angeli, 1986), la conferenza si è dipanata lungo due assi principali:
- l'emergere delle tematiche corporee relative alla salute e alla sessualità nel contesto dei processi di secolarizzazione, modernizzazione e razionalizzazione in atto nelle società occidentali;
- il loro intrecciarsi con le vicende della "stagione dei movimenti" ed in particolare con le vicende del movimento delle donne nel contesto del neo-femminismo.

I due assi sono stati situati nello scenario delle politiche sociali e dello spazio socio-politico-culturale che tali politiche hanno configurato, spazio in cui sono venuti a definirsi e a muoversi i cosiddetti "nuovi soggetti politici" che hanno caratterizzato gli anni '60 e '70.

Particolare risalto è stato dato al fatto che il movimento studentesco e quello femminista sono risultati portatori delle maggiori novità nel pur nuovo panorama dei "movimenti sociali", composto, oltre ai movimenti suddetti, dal movimento per i diritti civili della popolazione afro-americana, dal movimento gay e dal movimento ecologista.

E' stato, infatti, sottolineato che sia il movimento degli studenti che quello delle donne presentavano, al massimo livello, una consistenza "policentrica" e "molecolare". Queste caratteristiche ne hanno reso difficile lo studio, in quanto la raccolta delle informazioni era relativa all'attività di piccoli gruppi, allo svolgersi di eventi anche minimi, ma che producevano una risonanza imprevedibile, alla circolazione di comunicazioni al di fuori delle vie comuni, e sulle quali c'era spesso reticenza per non snaturare l'esperienza. Tutto questo è particolarmente vero proprio per lo studio del movimento femminista.

Si è dato, inoltre, risalto al fatto che sia gli "studenti" che le "donne" risultano essere "categorie sociali" molto complesse. Soprattutto la concettualizzazione dell'identità di donna ha costituito e continua a costituire una sfida all'apparato concettuale del pensiero occidentale, proponendosi come contenuto paradossale nella stessa elaborazione femminista - che ne ha esplorato versioni contrastanti - oltre che per chi ne ha fatto e ne fa oggetto di studio. La paradossalità ne ha reso sicuramente difficile la riduzione a "issues" per la negoziazione istituzionale, ma rappresenta e spiega l'apertura e la ricchezza che tale tematizzazione continua ad avere.

Infatti, ormai molti/e studiosi/e condividono la convinzione che l'analisi e la tematizzazione dell'identità di donna metta in discussione dalle basi l'assetto logocentrico e patriarcale della cultura occidentale, a partire dalla Grecia classica. In tale ottica, la "donna" sarebbe l'Altro per eccellenza, lo sfondo da cui emergerebbe il Soggetto per eccellenza del pensiero occidentale, ovvero, l'"uomo".

La messa a tema dell'identità di donna, nelle sue implicazioni più profonde, è stata resa possibile proprio dal rilievo che le società industrializzate occidentali si sono ritrovate a dare alla salute e alla sessualità, a causa dell'uso delle politiche sociali come strumento di controllo sociale, e della diffusione del consumo di servizi e non solo di beni.

E' accaduto, perciò, che le questioni relative alla salute e alla sessualità, in quanto questioni politiche, mettessero in luce delle contraddizioni strutturali inerenti all'attività dello Stato e del mercato: infatti, entrambi tendono sia a indurre che a controllare i bisogni di salute e di benessere sessuale, a fini di sviluppo economico e di stabilizzazione sistemica; ma, in questo modo, allo stesso tempo, inaspettatamente hanno innescato spinte anti-istituzionali dovute alla burocratizzazione e alla spersonalizzazione della vita intima delle persone e, in particolare, delle donne.

Tutto questo processo ha conferito centralità al ruolo delle donne in quanto: depositarie della procreazione; responsabili della gestione della salute dei gruppi familiari; oggetto della mercificazione dell'attrattiva sessuale da parte dei mass media e delle agenzie di pubblicità.

Per quello che riguarda il fenomeno della vasta mobilitazione delle donne, nell'Italia degli anni '70, si è dato rilievo al fatto che tale mobilitazione si è sviluppata, soprattutto, intorno alle vicende relative alla legalizzazione dell'interruzione volontaria della gravidanza, con il comprensibile intreccio di entusiasmi e di sofferenze.

Un risalto particolare è stato dedicato alla pratica corporea del self-help femminista, ovvero, alla pratica dell'autovisita ginecologica, allo studio delle varie fasi del ciclo mestruale, insieme alla contro-informazione sulla salute delle donne sviluppate da alcuni gruppi femministi. Nell'ambito di quell'esperienza di condivisione, sostegno e ricerca tra donne venne sviluppata la conoscenza di parti della storia dell'Occidente, come il genocidio materiale e culturale conosciuto col nome di "caccia alle streghe".

Oggi, a più di trent'anni da quegli avvenimenti, forse, la generazione delle donne che ha vissuto quella stagione sta sentendo il bisogno e il desiderio di prendere nelle proprie mani il compito della memoria e della storia, sia per se stesse che per le nuove generazioni, in particolare, per le nuove generazioni di giovani donne, anche nel senso della fedeltà alla costruzione di una "genealogia al femminile".LG

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