Un pensiero femminile sull'identità


Margaret S. Archer, la "conversazione interiore" e le "premure fondamentali".

Nell'orizzonte del dibattito sul rapporto tra individuo e società nel mondo attuale, in ambito sociologico, l'inglese Margaret S. Archer ricopre un ruolo particolarmente interessante, e non solo perché si tratta di una donna che ha raggiunto i più alti livelli accademici, compreso il fatto che è stata la prima donna a diventare Presidente della International Sociological Association. Il suo contributo è particolarmente interessante perché propone un nuovo paradigma personalizzante della socializzazione.   
Dalla seconda metà degli anni '80 del secolo scorso, il tema del soggetto ha ritrovato una sua centralità, a causa delle trasformazioni delle modalità produttive della società post industriale, della complessificazione degli universi simbolici, dei processi di globalizzazione che fanno sempre più incontrare culture e pratiche diverse, insieme alla minor cogenza normativa della società rispetto agli individui, che si trovano a doversi far carico direttamente dei propri percorsi biografici, attraverso sperimentazioni e decisioni in gran parte reversibili e improntate ad appartenenze multiple, spesso in contrasto tra loro.
E il tema del soggetto, individuale e collettivo, ha rispolverato la domanda umana per eccellenza: "Io chi sono?". A questa domanda originaria Archer risponde ponendo il senso del sé come pre-requisito dell'identità personale, e affermando che alla base di tutto ciò stanno le "premure fondamentali", "ciò di cui ci prendiamo maggiormente cura". A loro volta, le "premure fondamentali" sono viste derivare dalla "conversazione interiore", un processo attivo di riflessione che avviene in un dialogo interno al soggetto. Archer sostiene anche che l'identità personale stabilisce e persegue le sue "premure fondamentali" solo e soltanto nella continua interazione con la realtà sociale attraverso pratiche incarnate. Archer, infatti, sostiene il primato della pratica.
La "conversazione interiore" è, dunque, la capacità riflessiva stessa, caratteristica dell'essere umano. D'altra parte, i ruoli sociali e l'identità sociale rappresentano il medium, il campo di forze, entro e attraverso cui il soggetto elabora, sperimentandolo continuamente, il proprio particolare stile di vita. Ma il soggetto umano, essendo un'entità complessa costituita da elementi diversi, eccede sempre l'identità sociale e i ruoli sociali in cui si incarna. Si vede chiaramente come Archer cerchi di rendere più ricca possibile l'interazione tra individuo e società, senza che nessuno dei due termini del rapporto prenda il sopravvento sull'altro, ma anche senza smettere di salvaguardare la complessità dell'esperienza umana, sia individuale che collettiva.
Alla fine di questa breve illustrazione del lavoro archeriano, mi preme sottolineare il focus in esso posto sulla distinzione umano/non umano e sul pericolo di disumanizzazione che il mondo attuale sta affrontando. In relazione a ciò, Archer indica come essenziale lo sviluppo e l'integrazione delle competenze affettivo-estetiche e di quelle etico-simboliche nel percorso di socializzazione che porta all'identità adulta.
Alla luce di quanto illustrato, mi sembra che il contributo della Archer possa essere messo in dialogo con una riflessione bioenergetica relativa all'aggiornamento sia della teoria che della pratica per renderci in grado di far fronte alla sfide che le trasformazioni attuali pongono. Intendo sviluppare questa possibilità in altri miei interventi.


Indicazioni bibliografiche

Margaret S. Archer, La conversazione interiore, Ed.ni Erikson, 2006
Isabella Crespi (a cura di), Identità e trasformazioni sociali nella dopomodernità: tra personale e sociale, maschile e femminile, EUM, 2008     

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