Il Laboratorio Teatrale Bioenergetico e l'integrazione di azione, sentimento e ragione. Gli obiettivi del personaggio.

Mi dedico con passione, da molti anni, all'integrazione dell'Analisi Bioenergetica con le tecniche attoriali e di lavoro sui testi (1). Nell'ambito di quest'esperienza di integrazione, mi sono soffermata particolarmente sulla questione degli "obiettivi" da estrapolare dalle vicende dei personaggi, così come ce le presentano le storie che ci prendono particolarmente.
L'individuazione dell'obiettivo complessivo del personaggio è una questione centrale sia quando si tratta di raccontare una storia, sia quando si tratta d'interpretare il personaggio stesso.
L'obiettivo complessivo è ciò che fornisce alla storia: un inizio, uno svolgimento e una fine.
L'obiettivo complessivo è ciò che il personaggio vuole raggiungere perché ne va della sua sopravvivenza, intesa sia in senso fisico che in senso emotivo, mentale e morale.
Dunque, la questione dell'obiettivo complessivo ha a che fare con le spinte fondamentali che ci animano in quanto esseri umani. In quest'ottica, l'Analisi Bioenergetica (da qui in poi resa con AB) e la mia lunga esperienza di terapeuta bioenergetica penso possano offrire dei punti di riferimento.
D'altra parte, il modo in cui in ambito narrativo e attoriale si affronta la rappresentazione della vita umana è, a sua volta, a mio avviso, una ricca fonte di indicazioni per il lavoro bioenergetico.



Per esempio, soffermiamoci su di un assunto attoriale (2): le emozioni non sono l'obiettivo, l'obiettivo è ciò che il personaggio vuole raggiungere, ciò che vuole ottenere, il suo scopo. Quest'affermazione ci può essere molto utile per non perdere di vista qualcosa che sta alla base del nostro approccio: la vita è movimento, dunque, è azione. L'azione ha un ruolo primario nella sfera del vivente. E non a caso la parola "attore/trice" significa: "colui/lei che agisce".
Poniamo mente all'inizio della nostra esistenza. All'inizio, c'è la ricerca dell'aria nel primo atto respiratorio e la sua esplosione dentro di noi. Dopo di ché c'è la ricerca del capezzolo e l'atto della suzione. Insieme, a questi due atti ce n'è un terzo: l'aggrappamento. La manina stringe forte, si aggrappa al dito della persona che l'accudisce. E c'è un quarto atto, meno facilmente "visibile": la sintonizzazione simpatico-viscerale, così importante per la maturazione dell'autoregolazione dell'omeostasi e del processo energetico-emozionale, così importante anche per la maturazione cognitiva. La qualità del contatto, della comunicazione da corpo a corpo, da pelle a pelle, il modo in cui viene tenuto/a il/la neonato/a e la sua reazione sono atti di comunicazione, sono interazioni. Tutto questo avviene all'inizio e continua per tutta la vita. Continueremo, infatti, a respirare, a nutrirci, a cercare sostegno e sintonia, a cercare di sviluppare le nostre capacità di autoregolazione e di espressione.
Dunque, nell'esperienza umana, l'azione ha un ruolo primario. La vita è movimento e noi, in quanto esseri viventi, siamo primariamente movimento, azione: attiriamo o respingiamo, afferriamo o allontaniamo qualcosa o qualcuno. Su queste polarità dinamico-motorie l'AB fonda il suo lavoro.
Tornando alle narrazioni, quando un personaggio ci prende, chiediamoci:
- Cosa desidera il mio personaggio dalla sua vita?
- Qual è il suo bisogno primario?
Attraverso l'esplorazione del personaggio e della storia che ci prendono tanto, avremo accesso a noi stessi/e attraverso uno strumento condiviso: l'atto di narrare e di dare senso all'esistere umano. Ciò ci permetterà di sviluppare consapevolmente uno spazio dentro la struttura della nostra personalità in cui integrare azione, sentimento e ragione, in connessione con la cultura in cui siamo immersi/e, presente e passata.
Da tempo, ho impostato il mio lavoro di terapeuta bioenergetica focalizzandomi sull'integrazione dell'agire, del sentire e del pensare, obiettivo che il fondatore del nostro approccio, Alexander Lowen, ha indicato ripetutamente in tutti i suoi scritti e nel suo insegnamento.
In quest'ottica, ho provato a stendere una mappa degli obiettivi nel loro presentarsi cronologicamente:
(a) 0-6 anni, i 5 bisogni-diritti descritti da Lowen
      - esistenza,
      - nutrimento,
      - sostegno,
      - indipendenza,
      - integrazione di cuore e sesso;
(b) 6-12 anni, acculturazione e integrazione nel gruppo sociale;
(c) 12-18 anni, desiderio e pensiero superiore;
(d) 18-25 anni, scelta di un filone della personalità per buttarsi nella vita;
(e) 25-32 anni, inizio della capacità di elaborare le illusioni, che hanno accompagnato la scelta del filone, e quindi elaborazione della fine della giovinezza;
(f) 32-50 anni, senso di responsabità in quanto adulto/a, colonna portante della comunità, e dimostrazione di cosa si è capaci di fare, con fase intermedia dei 40 anni, fioritura o no della personalità;
(g) 50-60 anni, inizio dell'elaborazione dell'esperienza di vita e preparazione del terzo atto;
(h) dai 60 anni in poi, il terzo atto, l'atto di dare forma alla conclusione dell'esperienza di vita e l'atto della trasmissione generazionale.
Da tempo, trovo utile considerare l'arco dell'esistenza personale secondo la visione aristotelica, ancora in uso, della suddivisione della narrazione in tre atti.
(continua)

(1) Livia Geloso, Bioenergetica e Teatro: riscoperta del corpo e creatività., riv. della Siab Grounding, F. Angeli ed.re, n° 2-2012, pp. 25-41.
(2) Ivana Chubbuk, Il potere dell'attore.Tecnica ed esercizi., Roma: Dino Audino editore, 2011, p. 14.

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