IL DIALOGO TRA PIACERE E DOLORE

Il piacere è la nostra forza, la forza
che ci permette di lasciare che il dolore ci trasformi.

C'è una
dimensione propria della condizione umana che non sopporta la visione
riduttivista biologica, la quale intende la vita come attrazione per
ciò che procura piacere e repulsione per ciò che procura dolore.
Non a caso l'incapacità di coniugare piacere e dolore ha contraddistinto la
polemica tra Freud e Reich; ognuno dei due colse solo una parte di
questa polarità esistenziale basilare per la condizione umana.
Si era all'inizio del '900, il periodo in cui vennero impostate le questioni
su cui ancora lavoriamo.
Freud poneva l'accento sul dolore, il prezzo
da pagare per la civiltà, Reich, invece, lo poneva sul piacere,
affermando la possibilità di un ritorno alla natura. En passant,
diciamo che si ritrovavano impelagati nell'opposizione culturale tra
"natura" e "cultura".
Cosa può mettere in dialogo l'esperienza del
piacere con l'esperienza del dolore?
La convinzione-atteggiamento che
c'è bisogno di entrambi in ogni ciclo di crescita personale, così come
nella ricerca quotidiana di equilibrio tra investimento sui nostri
obiettivi e confronto con i limiti e gli ostacoli alla loro
realizzazione.
Il piacere costituisce la nostra forza, la forza anche
per lasciare che il dolore ci trasformi. Se non saremo ben radicati/e
nel piacere di essere vivi/e e di far parte di una rete affettiva, il
dolore ci coglierà impreparati/e e non potrà dare il via a
trasformazioni interiori.
Proviamo a descrivere un percorso-tipo.
Di fronte alla frustrazione, al limite - di qualunque genere siano - la
reazione iniziale sana e naturale è il rifiuto, la rabbia. Quando il
limite resiste ad ogni nostro tentativo di annullarlo, inizia la prova
vera e propria.
A questo punto, vengono messe alla prova le nostre
risorse esistenziali, tra le quali spiccano: il radicamento nel piacere
di essere vivi/e, la rete affettiva, le convinzioni profonde sul senso
dell'esistenza.
Nella pratica bioenergetica, si sottolinea che occorre
sapere dire "No!" con forza e convinzione, prima di poter dire "Sì!",
aprendosi all'altro/a. Propongo, da qualche tempo, nel mio lavoro come
terapeuta, di applicare lo stesso modello al confronto con le
frustrazioni e i limiti.
Dunque, è opportuno, in un primo tempo,
esprimere - in situazioni protette e consone - tutto il nostro
disappunto e la nostra rabbia. In un secondo tempo, dopo aver ricevuto
supporto, comprensione e consolazione per la sofferenza che il
confronto con il limite ci sta procurando, passare ad esplorare la
possibilità di accettare di farsi trasformare dal dolore, dando al
dolore il senso di "dolore trasformativo".
In questo percorso si procede con grande rispetto di se stessi/e, facendo tutte le soste che
urgono, per tornare nella rabbia, o per sfogare la sofferenza, per
esempio, col pianto.
L'esplorazione della possibilità di accettare
l'azione trasformativa del dolore comprende l'emersione di significati
personali da dare alla trasformazione stessa e alla sua positività per
lo sviluppo della propria personalità.
Se accompagnato/a con affetto e
lucidità progettuale, ognuno/a di noi è in grado di trovare un senso
alle proprie sofferenze e, quindi, di arricchirsi interiormente
attraverso di esse. Dare senso, infatti, significa muoversi nel campo
dei valori e delle narrazioni, quindi, nella dimensione etico-estetica.
Questa sapienza esistenziale è sicuramente molto antica, ma, purtroppo,
è andata quasi perduta al giorno d'oggi; per questo è di vitale
importanza recuperarla e diffonderla il più possibile.
Ritengo, tra
l'altro, che l'esperienza del dialogo tra piacere e dolore e
l'esperienza del "dolore trasformativo" che ne deriva, facciano parte
di una "pratica" volta al recupero di un modello cognitivo-emotivo
complessivo dell'esperienza umana, intesa, appunto, come esperienza del
rapporto tra polarità. In questa chiave, le polarità "piacere/dolore" e
"attrazione/repulsione" non appaiono più caratterizzate da
incompatibilià, al contrario, l'interazione dei poli viene vista come
motore dell'evoluzione della personalità. 12/06/08LG

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