L'INCONTRO, IL CASO E BARCELLONA

Appunti audiovisivi per il nuovo anno.
Sono andata a vedere l'ultimo film di Woody Allen, "Vicky,
Cristina, Barcelona", mi è piaciuto e l'ho collegato ad un saggio di
Romano Luporini, "L'incontro e il caso. Narrazioni moderne e destino
dell'uomo occidentale."(Laterza, 2007).
Infatti, il film propone un racconto circolare punteggiato da incontri, alla fine del quale le due
protagoniste si ritrovano nello stesso "non-luogo"(vedi M.Augé, "Non-
luoghi", Eleuthera, 2005), l'aeroporto, senza che tutta la giostra
degli incontri abbia minimamente intaccato il loro essere: ripartono
così come sono arrivate, ferme nelle loro opposte polarizzazioni
riguardo alla questione "sicurezza/rischio" nel campo sentimentale.
Nessuno/a impara nulla, sembra essere la morale della favola!
Nessuno/a vive veramente, dunque, nonostante lo sperpero di viaggi e di
incontri, nonostante il bombardamento di stimoli o, forse, proprio a
causa di tutto questo.
Bravo Woody Allen a fotografare una condizione
esistenziale senza spessore e senza sviluppo, in cui si scimmiotta la
vita, freneticamente e inconcludentemente, illudendosi di vivere.
Bravo anche perchè ci mette un' ironia scoppiettante che favorisce
l'esercizio di uno sguardo autoconsapevole, si spera propedeutico alla
riappropriazione di una circolarità-ciclicità virtuosa, ovvero
costruttiva, sia in senso energetico che relazionale.LG11/01/09

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