IN MEMORIA DI LIOTTI E KELEMAN


   Questo 2018 si è portato via due esponenti di spicco del mondo della psicoterapia. Mi fa piacere ricordarli insieme proprio perché appartengono ad aree considerate in passato molto lontane: al campo cognitivo-comportamentale, Giovanni Liotti (1945-2018), al campo psico-corporeo, Stanley Keleman (1931-2018). Per fortuna, da alcuni anni, le cose stanno cambiando nella galassia psy ed è mio desiderio contribuire, per quello che è nelle mie possibilità, allo sviluppo del dialogo tra le varie anime della psicoterapia.
   Giovanni Liotti è venuto a mancare in aprile e Stanley Keleman in agosto. Liotti rappresenta anche un orgoglio nazionale, avendo contribuito con Vittorio Guidano, alla costituzione della corrente italiana nel movimento cognitivista internazionale. Nato a Tripoli, in Libia, in un’atmosfera culturale complessa composta da italiani, arabi ed ebrei, ciò lo rese sensibile al tema dell’integrazione di campi della conoscenza lontani tra loro. Infatti, entrò in rapporto con John Bowlby e adottò la teoria dell’attaccamento come parte del background cognitivista.  Concludo il ricordo di Liotti con una frase tratta dal suo libro “Le opere della coscienza. Psicopatologia e psicoterapia nella prospettiva cognitivo-evoluzionista” (Cortina Ed.re, 2001): “L’obiettivo della psicoterapia, nella prospettiva cognitivo-evoluzionista, è restituire ad ogni paziente, per quanto possibile, la capacità di riconoscere il valore ed il senso originario della propria e dell’altrui esperienza emozionale, nei contesti di relazione in cui la coscienza individuale prende forma ed emerge.” (Ivi, p.219)
Keleman lo conosciamo, nella comunità bioenergetica, soprattutto attraverso il suo libro “Emotional Anatomy” (1982), di cui non è stata pubblicata la traduzione italiana, ma di cui ne esiste una per usi didattici. Keleman ha messo in contatto le pratiche corporee curative, manuali e motorie (1), con la psicoterapia, sviluppando un modello somatico muscolare-corticale, dalla distorsione posturale alla riorganizzazione posturale. Ha preso parte al movimento della Psicologia umanistica ed ha aggiunto al suo modello un orientamento fenomenologico-esistenziale. E’ stato uno dei leader del movimento della psicoterapia corporea, sia negli USA che a livello internazionale. Ha chiamato il suo approccio Psicologia formativa in quanto la sua attenzione è sempre stata catturata dall’aspetto morfologico del vivente. Concludo, perciò, il suo ricordo con le prime righe del testo citato: “La vita produce forme. Queste forme sono parte di un processo organizzativo che incarna emozioni, pensieri ed esperienze in una struttura. Questa struttura, a sua volta, dà un ordine agli eventi dell’esistenza.”

(1)   Sul tema del rapporto tra psicoterapia corporea e pratiche corporee curative vedi il mio articolo “La riscoperta del Corpo e la Vita Bioenergetica" . Per un grounding storico-culturale”, sul Sito e sul Profilo Facebook della Siab, settembre 2018.

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