"L'IO CORPOREO E I DUE ORIZZONTI DELLA PERCEZIONE E DELLA MOTILITA'

Per definire l'Io Lowen parte dalle elaborazioni di S.Freud, esposte ne "L'Io e l'Es". A p.26 de "Il linguaggio del corpo" (Feltrinelli, 1978), riporta due citazioni: "L'Io è innanzi tutto e soprattutto un Io corporeo"; "L'Io deriva in ultima analisi da sensazioni corporee, principalmente da quelle che scaturiscono dalla superficie del corpo." Le sensazioni di superficie a cui si fa riferimento sono relative alla sensorialità e all'attività motoria volontaria.
Ma perchè se l'Io è "corporeo" si contrapporrebbe al corpo producendo la fatale scissione "Io/corpo"? Per rispondere a questa domanda, occorre procedere per gradi.
Dunque, l'Io è definito "corporeo" in quanto è evocato da processi percettivi e motori, e risulta avere con tali processi un rapporto essenziale. Non a caso l'ipnosi, ad esempio, usa proprio tali vie per mettere l'Io e lo stato di coscienza ad esso correlato fuori gioco; allo stesso modo procedono molte tecniche per cambiare stato di coscienza, come le varie forme di meditazione, e, potremo dire tutte le procedure, più o meno consapevoli, che hanno come obiettivo il superamento del vissuto di separazione che l'Io porta con sè. Quindi anche l'amore, il piacere sessuale, e gli stati religiosi-spirituali di comunione e/o annichilimento sembrano procedere in modo simile, così come gli stati onirici e immaginativi.
Concentriamoci su questo fatto: l'Io è sì "corporeo", però, lo è di una "corporeità" che ha a che fare con la superficie del corpo, come abbiamo detto, con i sensi e con l'attività muscolare volontaria. Questo è un punto cruciale. Sembrerebbe, infatti, che l'Io sorga rivolto verso l'esterno. E, dunque, ci si troverebbe di fronte ad una "corporeità" pronta a rinnegare se stessa o, almeno, a scindersi, in quanto esiste un'altra faccia sia della percezione che della motilità, intendiamo riferirci alla percezione cenestesica o propriocezione e alla motilità involontaria viscerale.
Da tutto questo deriva che la scissione-contrapposizione Io/corpo risulta essere il frutto insano della contrapposizione tra una corporeità che non si riconosce più come tale, l'Io, perchè si pensa come "volontà", si pensa "attiva", e, quindi, "soggetto", e che pone un'altra faccia della corporeità stessa, quella cenestesica e motoria involontaria, identificata come "passiva", come suo "oggetto": oggetto del pensiero, prima di tutto, e, quindi, come "sfondo" oscuro, notturno, lunare, su cui possa risaltare l'accecante "solarità" dell"Io occidentale, da Platone ad oggi, con le eccezioni, per fortuna, di Spinoza e di Nietzsche.
L'esperienza corporea acquista, in questa luce, un ruolo centrale in quanto "teatro" del conflitto esistenziale umano basilare - almeno come è stato posto dal pensiero occidentale! - ci riferiamo alla questione della contrapposizione "soggetto/oggetto". Ma questo "teatro" potrebbe trasformarsi da "campo di battaglia" in luogo della ricerca di una riconciliazione?
Vediamo come la Bioenergetica si occupa "praticamente" di cercare un altro modo di vivere il rapporto tra le due esperienze della corporeità: gran parte del lavoro bioenergetico è incentrato sulla riunificazione dei due orizzonti della percezione e della motilità, della volontarietà e dell'involontarietà, con l'obiettivo primario di sciogliere le tensioni muscolari croniche, ovvero, di riportare sotto il controllo cosciente dell'Io quelle zone della muscolatura volontaria che gli sfuggono perchè sono andate a costituire il Super-Io infantile, e che impediscono all'Io di ancorarsi nel sentire, ovvero, nella visceralità. "La profondità e la forza dell'Io dipendono dal grado di controllo conscio e di coordinamento della muscolatura volontaria." (op. cit., p.38)
Acquisendo il più pienamente possibile la gestione consapevole della muscolatura volontaria, l'Io adulto può connettersi alla visceralità e al sentire, e, rafforzandosi esso stesso, costruire il ponte tra le due esperienze della corporeità, con conseguente senso di integrità e coesione della personalità e l'accesso pieno alle proprie risorse.
Cerchiamo, a questo punto, di visualizzare un quadro complessivo che comprenda i due orizzonti e la loro possibile connessione: per quello che riguarda la motilità, abbiamo la motilità involontaria, quella dei muscoli addetti al movimento dei visceri (per es., la peristalsi intestinale), quindi, vissuta come "interna", e la motilità volontaria diretta verso l'esterno; per quello che riguarda la percezione, abbiamo la propriocezione, in particolare quella relativa ai due canali, quello viscerale, nella parte frontale del corpo, e quello neuromotorio-vertebrale nella parte posteriore del corpo, e l'esterocezione, quella legata ai sensi e rivolta verso l'esterno.
Alle pp.37-44 di "Bioenergetica" (Feltrinelli, 1991), Lowen ci fornisce un prezioso chiarimento sulla natura dell'esperienza dei due tipi di motilità in questione, chiamando "flusso", l'esperienza della motilità interna, viscerale, e "movimento", l'esperienza della motilità esterna. "Il concetto di flusso necessita di una certa elaborazione. Il termine flusso indica un movimento all'interno dell'organismo, il cui esempio migliore è il flusso del sangue." (p.42) L'esperienza della motilità interna, dunque, è connessa con la sensazione del fluire del sangue e dell'eccitazione che la sua irrorazione sviluppa negli organi e negli apparati: "(Il flusso sanguigno) E' il rappresentante e il corriere dell'Eros." (p.42) Quest'eccitazione è ciò che ci fa sentire vivi/e; d'altra parte, l'identificazione del sangue con la vita sembra essere universale. L'aumento dell'irrorazione sanguigna permette l'emergere di "impulsi", cosiddetti "bisogni" e "desideri", relativi alle varie funzioni della personalità, intesa in senso psicocorporeo. Un aumento di vitalità, come tutti/e sappiamo, è l'antidoto alle tendenze depressive.
"Se pensiamo che il 99 % del corpo è composto di acqua, in parte strutturata, ma per lo più allo stato fluido, possiamo descrivere le sensazioni, i sentimenti e le emozioni come correnti o onde che scorrono per questo corpo liquido. Le sensazioni, i sentimenti e le emozioni sono la percezione di movimenti che avvengono all'interno di un corpo relativamente fluido.(...) Questi movimenti interni rappresentano la motilità del corpo, in quanto distinta dai moti volontari che sono soggetti al controllo cosciente. (...) In tutti i nostri movimenti volontari c'è una componente involontaria, che rappresenta la motilità involontaria dell'organismo. Questa componente involontaria, che si integra con l'azione volontaria, rende conto della vivacità e della spontaneità delle nostre azioni e movimenti." (p.43)
Credo salti agli occhi come, in questa descrizione, l'esperienza della motilità interna si presenti fortemente mescolata con la propriocezione, tanto da non poterle separare, come se le viscere e i muscoli involontari che le muovono non potessero che essere sperimentate come un tutt'uno: vera e vicinissima esperienza dei "ritmi e pulsazioni naturali" (p.43). L'ascolto interno, a cui ci addestriamo, dopo l'attivazione motoria mirata degli esercizi bioenergetici, può essere a ragione definita una "contemplazione" di questi ritmi e pulsazioni naturali, della "vita" che scorre dentro di noi con le sue leggi armoniche in cui gli opposti dialogano e danzano. Tale momento contemplativo è indispensabile per sviluppare la capacità di godere, abbastanza frequentemente, di noi stessi/e grazie ad una percezione interna-esterna raffinata e intensa e al fatto che tra la motilità interna e quella esterna esista la possibilità di trapassare fluidamente e gioiosamente una nell'altra, in entrambe le direzioni, in una "naturale" festa danzante e cantante che si manifesta nella grazia dei movimenti e della voce. 14.03.2008 LG

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