PULSAZIONI E VIBRAZIONI: LA MUSICA DELLA VITA.

Il piacere di essere vivi/e è dato dal naturale fluire dei bioritmi dentro di noi e dal loro trasfondersi nell'attività motoria e percettiva nel mondo esterno (vedi, qui, "Una vita bioenergetica"). Lo stato di grounding, l'atteggiamento psicocorporeo di base in Bioenergetica, è uno "stato vibrante" (vedi, per es., A.Lowen, "Espansione e integrazione in Bioenergetica", Astrolabio, 1979, pp.13-21). "Il piacere di essere pienamente vivi è ancorato allo stato vibratorio del corpo. E' percepito nella piena espansione e contrazione pulsante dell'organismo e dei sistemi di organi che lo costituiscono, per esempio, l'apparato respiratorio, circolatorio e digerente. E' sentito come una corrente di sensazioni che riflette il fluire dell'eccitazione." (ivi, p.19)
Tale fluire, proprio in quanto è ritmico, ha una forma musicale; possiamo dire, allora, che siamo un'orchestra: le cellule, le viscere e le mucose - queste ultime soprattutto quando sono eccitate, ovvero, piene di sangue - pulsano; il cuore batte; i muscoli vibrano; la pelle è percorsa da brividi; e poi c'è la sonorità del respiro. Dunque, la Bioenergetica sembra davvero proporci una meditazione sulla musica della vita in noi.
W.Reich, il fondatore della vegetoterapia e della psicosomatica, rimase affascinato dalla vita pulsante della cellula,durante il lungo tempo passato a condurre osservazioni al microscopio; A.Lowen, suo allievo, vi aggiunse il suo interesse per i muscoli, vedendo bene che, in particolare, i muscoli motori sono come corde tese da un osso all'altro e che, quindi, ossa e muscoli, nell'apparato motorio, costituiscono dei veri e propri strumenti a corde.
Possiamo tracciare un parallelo tra la passione empatica con cui W.Reich, negli anni '20, osservò al microscopio la vita degli organismi unicellulari, con una simile passione dimostrata, negli anni '50, dalla biologa premio Nobel Barbara McClintock, la quale ha inaugurato un "orientamento centrato sull'organismo". Secondo la McClintock, occorre avere una "sensibilità per l'organismo" ("a feeling for the organism"), per essere in grado di ascoltare ciò che la materia, vivente e non vivente, ha da dirci. In particolare, colpisce il fatto che l'eminente citogenetista abbia sostenuto che occorre "conoscere" quella particolare pianta, osservandola fin dalla sua nascita, perchè non c'è una pianta che sia identica ad un'altra. Studiando i cromosomi della neurospora, si sentì parte di quel mondo: "Io non ero più al di fuori, ma mi trovavo lì con loro, ero parte del sistema...(mi sentivo come se) loro fossero miei amici." (AAVV, "Donne, tecnologia, scienza", Rosenberg e Sellier, 1986, p,209).
Ecco un esempio di come sia possibile usare l'immaginazione in modo funzionale alla nostra maturazione, invece che per sfuggire da noi stessi/e, come, purtroppo, la maggior parte degli/lle adulti/e sono spinti/e a fare dalla cultura logocentrica, centrata solo sul pensiero definitorio-discorsivo, cosiddetto "razionale". L'atteggiamento logocentrico, infatti, dal 1600 in poi, dopo il doppio colpo di scure assestato dalla Riforma protestante e dalla Riforma cattolica ("I.P.Couliano, "Eros e magia nel Rinascimento", Boringhieri, 2007), considera l'immaginazione una facoltà propria dell'infanzia, dei primitivi e degli artisti, ovvero, di chi sta ai margini della comunità "adulta e civile". Ma, dato che gli esseri umani sembrano non poterne fare a meno, l'esercizio dell'immaginazione negli adulti è stata ridotto a svago, fuga, e ad esercizio spesso masturbatorio e commerciale di una ristretta cerchia di pseudoiniziati.
Ad avvalorare la tesi (sostenuta anche in altri scritti qui presenti) che l'ordine logocentrico ha un'azione contraria all'integrazione della personalità umana, prendiamo nota che l'immaginazione, secondo la neurobiologia, sarebbe connessa all'emisfero cerebrale "non dominante", l'emisfero destro; mentre il pensiero definitorio-discorsivo cosiddetto "razionale", sarebbe connesso all'emisfero "dominante", quello sinistro. Questa "dominanza", secondo vari/e studiosi/e, potrebbe non essere affatto naturale, ma frutto, appunto, di un sistema culturale-educativo contrario allo sviluppo della collaborazione tra i due emisferi cerebrali, così come dell'integrazione delle varie strutture nervose.
Lowen, sviluppando le intuizioni di Reich, invece, ci invita appassionatamente a cercare di sviluppare l'integrazione del pensare e del sentire, o meglio ancora, di due forme del pensare e del sentire (vedi, qui, "L'Io corporeo e i due orizzonti della percezione e della motilità"), visualizzando i processi vitali naturali che ci costituiscono, in modo da recuperarne la percezione al fine di fondare in essi la nostra percezione di noi stessi/e e, quindi, la nostra identità. "L'attività vibratoria (...) è una manifestazione della motilità innata dell'organismo, che è anche responsabile delle azioni spontanee, degli abbandoni emotivi e del funzionamento interno. Questa intrinseca motilità non è sotto il controllo dell'Io o della volontà, essa è involontaria. Un corpo vivo pulsa e vibra." (A.Lowen, op.cit, p.19)
Lasciamoci, dunque, pulsare e vibrare, lasciamoci essere musica, lasciamo che la vita fluisca musicalmente attraverso di noi, in quanto possiamo dire che il piacere di essere vivi/e e il lasciarsi essere musica siano la stessa cosa! 26.03.08 LG

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