UNA VITA BIOENERGETICA

Vitalità, piacere, creatività:
riflessioni sull’essenza e l’impianto concettuale della Bioenergetica.”
Appunti, febbraio 2008, Livia Geloso

Partiamo dal cuore dell'insegnamento di A.Lowen: stare in grounding significa stare nel piacere di essere vivi nel qui e ora. Dunque, il piacere, in particolare,il piacere di essere pienamente vivi, è un valore, in quanto, per Lowen, è l'esperienza che fonda un atteggiamento umano “sano”. E non solo, tale esperienza è insegnabile ed anzi è il focus dell'addestramento in Analisi Bioenergetica.
Il dispositivo di senso dell'Analisi Bioenergetica si incardina, dunque, su di una connessione fondamentale: quella tra GROUNDING e PIACERE DI ESSERE VIVI, dalla quale deriva una dicotomia etica insanabile, quella tra ORIENTAMENTO AL PIACERE DI ESSERE VIVI e ORIENTAMENTO AL POTERE SUGLI ALTRI.
E' evidente che il dispositivo si regge e si radica su di un concetto forte, quello di VITA, il quale appare sempre collegato a quelli di CORPO, NATURA, MADRE TERRA (vedere in particolare in "Il Tradimento del corpo", ed.ni Mediterranee, 1990, pp.270-275). E’ facile vedere qui in trasparenza una matrice vitalistica o, meglio ancoa, una “filosofia della vita”, aspetto peraltro tipico della cultura tedesca, non solo ottocentesca, di probabile origine precristiana. Tale “filosofia della vita” si deve a W.Reich, il quale collegò il concetto di “vitalità” al vissuto del “riflesso orgasmico”, e nel cui lavoro, infatti, sembra di sentir risuonare la voce di F. Nietzsche: “Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di ‘impuro’ è il vero e proprio peccato contro lo spirito santo della vita.” (“L’anticristo”, Adelphi, 1978, p.96)
Lowen abbraccia tale “filosofia della vita” e la fa propria attraverso l’affermazione continua di un’essenza paradossale-polare della vita stessa: "La vita è un paradosso. E' un fuoco che brucia nell'acqua (...) dentro l'acqua, come parte di essa. Il fatto stupefacente è che non veniamo consumati dal fuoco e nell'acqua non affoghiamo nè ci perdiamo. E' un mistero questo che non sarà mai risolto: o almeno io spero che non lo sia mai. I misteri sono essenziali per gli esseri umani, senza di essi perderemmo lo sgomento e con esso la reverenza per la vita." ("Bioenergetica", Astrolabio, 1991, pp.295-6)
Si tratta di un punto estremamente importante questo costituito dalla costante attenzione al rapporto tra le polarità, poichè si dirige al risanamento del pensiero e del vissuto schizofrenici occidentali, visti come cause non solo del disagio ma anche della malattia morale della società basata sul narcisismo e sullo sfruttamento degli esseri umani e della natura.
"Nel corso di questi anni, se pure con riluttanza, sono giunto alla conclusione che non esiste una chiave unica in grado di aprire tutte le porte del mistero della condizione umana. (...) Oggi penso in termini di polarità." ("Bioenergetica", p.23)
La forza dell'approccio bioenergetico credo risieda proprio in quest'impianto concettuale ed etico forte, espresso in termini semplici, non intellettuali, che viene sperimentato direttamente attraverso esercizi ed esperienze individuali e collettive. Probabilmente, proprio questa semplicità e praticabilità ne determinano appunto il forte impatto.
Quello che ci interessa, qui, ora è la dimensione etica dell'approccio teorico-pratico bioenergetico. L'A.B., dunque, in questa prospettiva, risulta portatrice e valorizzatrice del vissuto della "spinta o forza vitale". Infatti, con la voce del suo fondatore, ci chiede: "Quanto e come sei vivo/a?", intendendo la vita e la vitalità come un insieme di attivazione e di acquietamento in rapporto ciclico e in eterna mescolanza, allo stesso tempo. Tutto ciò in tre dimensioni contemporaneamente: quella istintuale; espressa dal bacino-gambe-piedi; quella affettivo-relazionale, espressa dal torace; quella mentale, espressa dalla testa.
L'A.B. è famosa per le sue "posizioni di stress", attraverso le quali si sperimenta il ruolo costruttivo della sofferenza. Infatti, la sofferenza è considerata negativa solo quando non può essere elaborata e non fa parte del progetto di sviluppo della capacità di affrontare la realtà, sperimentando soluzioni in termini di nuovi e più complessi equilibri intra- e interpersonali.
E' fondamentale aver chiaro che il "grounding" può essere considerato una sorta di "meditazione vivente": si tratta di vivere il più pienamente possibile la posizione ortostatica, ovvero, attivando la percezione delle sensazioni, la percezione delle emozioni e dei sentimenti, ed il pensiero per immagini e per concetti. Il grounding, infatti, è caratterizzato dall'attenzione al corretto assetto posturale, dalla respirazione completa toracico-addominale e dall'attenzione alle sensazioni di appoggio.
Da ciò scaturisce il piacere di base, ovvero, la capacità di percepire il piacere del funzionamento dell'organismo, di apprezzare la salute, la vita che scorre in noi secondo le sue leggi armoniche. Questo piacere di base è il terreno su cui tutti gli altri piaceri possono affondare le radici per nutrirci profondamente e durare. Questa capacità autonoma è il fondamento della condizione adulta e della capacità di gestire l'angoscia, prima di tutto l'angoscia di morte.
Per Lowen, infatti, lo sviluppo sano dell'Io si attua sulla base del rapporto dell'Io con il livello istintuale e con le strutture nervose attraverso cui tale livello si incarna, primo fra tutti il sistema nervoso autonomo (SNA), responsabile dell'omeostasi corporea e dell'equilibrio fisiologico dell'organismo. L'angoscia, infatti, attacca i nostri visceri; per non sentirla ci irrigidiamo e ci dissociamo da noi stessi, in questo modo riduciamo la nostra vitalità e la nostra speranza di maturare la capacità adulta di affrontare le difficoltà e godere della vita.
Gli esercizi bioenergetici favoriscono, dunque, l'ORIENTAMENTO AL PIACERE in contrapposizione all'ORIENTAMENTO AL POTERE, visto come una deviazione che si manifesta ogniqualvolta la via al piacere di essere pienamente vivi risulti preclusa, sia per ostacoli esterni che per blocchi interiorizzati. Dietro l'orientamento al potere sugli altri ci sarebbe, dunque, la disperazione per la gioia di vivere perduta o mai conosciuta e, per il conseguente orrore di essere in balia dell'angoscia di morte. A tutto questo si reagisce con rabbia irrazionale, rabbia che diventa l'unica modalità vitale, l'unico modo di sentirsi vivi/e, e la si indirizza verso le possibili vittime a portata di mano, possibilmente mascherandola da "buoni sentimenti", o manifestandola apertamente a seconda delle situazioni e della propria natura.
Così, invece di condividere il piacere si infligge e si subisce la sofferenza, e rabbia e sofferenza divengono gli unici modi del sentire. Solo l'intervento di sostanze, ufficali e non, muta temporaneamente il paesaggio emotivo, ma in modo ovviamente funzionale al mantenimento dello status quo. Su tutto questo viene edificato un castello di razionalizzazioni condivise che si autoalimenta.
"Una persona sana si identifica col corpo e sente l'intimità del suo legame con la natura. Ed è consapevole, nello stesso tempo, a livello dell'Io, dei rapporti di causa effetto che sono all'opera. Le funzioni razionali si sovrappongono al senso di unità esperito da bambino; il suo Io non nega questa unità. L'uomo viene fuori dal bambino; non rinnega il bambino. Il suo Io si nutre a due sorgenti. Il mondo soggettivo della realtà interna e il mondo oggettivo della realtà esterna. Si erige sui due piedi, piantati ognuno in un aspetto della realtà.
Ma individui così sono l'eccezione piuttosto che la regola nel nostro tempo. Il problema schizoide è così diffuso che ci occorre una valutazione più critica del ruolo dell'Io per comprendere questo disturbo. si deve capire il conflitto tra l'Io e il corpo, tra il pensare e il sentire per risolvere la dissociazione che priva dell'identità e distrugge il piacere di vivere. (...) L'Io (ha la funzione di ) mediatore tra la realtà interna ed esterna...La funzione dell'Io è di verificare la realtà. Ma sovverte questa funzione, se comincia a dominare la natura della realtà...Quando l'Io domina la personalità, si diventa psicopatici. Lo psicopatico...è completamente preso dalla lotta per il potere. (...) Finchè l'Io domina, non si possono avere le esperienze oceaniche o trascendentali che rendono la vita signficativa." ("Il Tradimento del corpo", pp.272-274).
Per concludere, è da notare che Lowen ritiene l'illusione del potere della mente sul corpo la prima scissione da cui derivano tutte le altre, compresa la negazione del valore del legame con gli altri e l'esercizio del potere su di essi come compensazione illusoria alla perdita dell'integrità personale, conseguenza, appunto, della scissione mente/corpo equivalente a quella Io/corpo, pensare/sentire, ecc.
"...senza (il) piacere fisico di sentirsi vivi, la vita diventa la spietata necessità di sopravvivenza..." ("Il Piacere", p.19).
Il radicamento, "grounding", nel piacere di essere vivi costituisce, dunque, in Lowen: il cardine dell'impianto concettuale anti-logocentrico; nonché l'orizzonte di senso in cui trova posto l'istanza etica anti-narcisistica. Ma in tale orizzonte di senso si manifesta anche quella che possiamo definire la valenza salvifica del piacere stesso. Attraverso la quotidiana esperienza del piacere di essere vivi - sviluppata per mezzo della pratica quotidiana dell'assetto ortostatico e degli esercizi - Lowen indica, infatti, una via soteriologica "naturale", e, in quanto tale, scevra da suggestioni da setta.
In quest'ottica, il piacere di essere vivi ci purifica e ci rende armonici/che, ci aiuta a scegliere la condivisione del piacere di vivere in ogni sua forma, rispetto al cadere preda dello scenario "dominante/dominato"; ci rende lucidi/e rispetto alle illusioni del potere e del successo:
"La cultura moderna è orientata più sull'Io che sul corpo, con il risultato che il potere è divenuto il valore primario, mentre il piacere è stato confinato alla posizione di valore secondario. L'ambizione dell'uomo moderno è di padroneggiare il mondo e dominare il sé. Allo stesso tempo, egli non è mai libero dalla paura che ciò non riesca, nè dal dubbio che l'eventuale riuscita vada a suo vantaggio o no. Dato, però, che il piacere è la forza creativa e il sostentamento della sua personalità, la sua speranza (o illusione) è che il raggiungimento di questi obiettivi renderà possibile una vita piacevole. Quindi, viene spinto dal suo Io a perseguire mete che gli promettono piacere, ma che gli richiedono una negazione del piacere." ("Il Piacere", Astrolabio, 1984, pp.7-8).Fine

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