Sintesi del mio intervento per "Terra barbara" di Irene Iorno

Roma, 2 dicembre

Casa Internazionale delle Donne


Ho conosciuto Irene attraverso il suo libro e sono stata conquistata dalla sua sensibilità di giovane donna e di artista. E mi sono sentita subito in sintonia con lei nel segno della "corporeità" come matrice dell'identità.

In questa nostra società sradicata dalla corporeità, a causa della scissione "mente/corpo", in cui ci capita di entrare in contatto con la dimensione corporea attraverso la malattia, salvo poi distaccarcene subito appena finita la convalescenza, Irene è stata costretta dalla diagnosi errata e dagli errori terapeutici a rimanere attenta.

E in questo rimanere attenta Irene si è andata rivelando, conoscendo, manifestando in un percorso che descrive magistralmente, dando vita ad un vero e proprio "romanzo di formazione".

In questa nostra società occidentale affetta da un eccesso di "razionalità", che ha preso la forma virulenta della "razionalità strumentale", la quale risponde solo alle domande "Funziona?", "Si vende?", rischia di perdersi ciò che ci rende umani/e, ciò che ci mantiene umani/e: la domanda di senso, quella che chiede "Qual è il senso di tutto questo?".

Irene si fa portatrice in modo ostensorio della domanda di senso. Irene si chiede continuamente: "Come posso dare senso a tutto questo?", dalle cose più piccole alle cose più terribili che le accadono.

Si pone la domanda e si dà risposte, con le sue capacità di donna artista, con profondità e ricchezza che sono di esempio e di stimolo per tutti/e.


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