DALLA TERRA IN SU'


I fondamentali per sviluppare il "groundinstinct": l'istinto della terra.

Stendiamoci supini/e (con la pancia verso l'alto) e concentriamoci sulle sensazioni provenienti dalle parti del corpo in appoggio.
Portiamo l'attenzione ai talloni, sentiamo il contatto, l'appoggio. Mandiamo respiro e affetto ai talloni e ai piedi.
Facciamo scivolare il fascio di luce dell'attenzione interna attraverso le caviglie, sempre inviando respiro e affetto, e soffermiamoci sui polpacci. 
Fermiamo l'attenzione sui polpacci, sentiamo il contatto e l'appoggio, e mandiamo respiro e affetto.
Facciamo risalire il fascio di luce dell'attenzione interna nell'incavo delle ginocchia e mandiamo respiro affetto anche a queste preziose articolazioni, poi, ci fermiano nella parte posteriore delle cosce.
Cogliamo le sensazioni di contatto e appoggio delle cosce e inviamo respiro e affetto.
Risaliamo con l'attenzione nella zona dei glutei e mandiamo respiro e affetto a tutto il bacino e agli organi in esso contenuti.
Il bacino è la parte del corpo che affonda di più.
Percepiamo il contatto e l'appoggio attraverso il bacino e le anche.
Sentiamo il respiro nella pancia.
Contraiamo e rilassiamo i muscoli del pavimento pelvico, quelli che aprono e chiudono gli sfinteri dell'uretra e dell'ano.
Sentiamo  il rapporto tra il respiro che scende nella pancia, quando inspiriamo, e il pavimento pelvico che si abbassa e si apre; il respiro che risale, risucchiando l'ombelico, e il pavimento pelvico che risale un po' e si chiude.
Risaliamo nella schiena con l'attenzione e percorriamola tutta, percependo in ogni parte il contatto e l'appoggio, e inviamo respiro e affetto.
Mandiamo respiro e affetto anche a tutti gli organi che fanno parte del torace. 
Ci vorrà un po' più di tempo perché la schiena è la parte del corpo più estesa.
Ora concentriamo sulle spalle e scendiamo negli avambracci, nei gomiti, nelle braccia, nei polsi, nei palmi delle mani e nelle dita.
Sentiamo i polpastrelli a contatto.
Percepiamo il contatto e l'appoggio, mandiamo respiro e affetto.
Risaliamo dalla punta delle dita fino alle spalle e facciamo scorrere il fascio dell'attenzione interna nell'incavo del collo, inviando respiro e affetto anche a questo snodo importantissimo e agli organi che lo compongono.
Ci fermiamo nella zona della nuca e percepiamo il contatto e l'appoggio.
La testa è l'altra parte del corpo che affonda di più.
Inviamo respiro e affetto alla testa e a tutte le sue parti.
Ora proviamo a percepire la nostra impronta tutt'intera, dalla nuca ai talloni.
Percepiamo nel suo insieme il senso di contatto e di appoggio e ci respiriamo dentro.
Possiamo immaginare di trovarci in un posto naturale che ci piace: su di un prato, su di una spiaggia.
Lasciamo che emerga un paesaggio in cui ci sentiamo sereni/e.
Percepiamo con tutti i sensi il nostro paesaggio preferito.
Ora pensiamo che questo paesaggio siamo noi stessi/e.
E' il nostro personale istinto della terra che ce lo ispira.
Specchiamoci, dunque, in questo paesaggio.
Traiamone serenità, forza e fiducia in noi stessi/e e nella vita.
Poi, portiamo questo paesaggio dentro di noi e situiamolo in uno spazio interno, che chiameremo "il nostro posticino tranquillo".
Facciamo dei respiri profondi e tranquilli con cui consolidiamo la certezza di poter trovare rifugio in questo luogo interno ogni volta che lo desideriamo e ne sentiamo il bisogno.   
Quindi, ci stiracchiamo e passiamo all'esercizio successivo.

Ripartiamo dai piedi e cominciamo a sciogliere le dita dei piedi.
Sentiamo il piacere della funzionalità delle dita dei piedi, come si chiudono, si aprono, si allargano e si muovono come un'onda.
Poi, sciogliamo le caviglie, le facciamo ruotare e sentiamo la sensualità delle caviglie.
Poi le scuotiamo così che i piedi sembrano dire: "No, no, non faccio quello che dici tu!", in modo giocoso e monello.
Sentiamo come lo scuotimento delle caviglie coinvolge le gambe nella loro interezza fino alle anche.
Godiamo di questo scioglimento totale delle gambe, dalle anche alla punta delle dita.
Poi pieghiamo le gambe e uniamo i piedi così da poter unire e allontanare le ginocchia.
Muoviamo le gambe come fossero le ali di una farfalla e immaginiamo che l'aria passi attraverso le nostre anche.
Fermiamoci nel punto in cui le gambe vibrano, più o meno a metà strada tra il punto di massima apertura e quello di contatto tra le ginocchia.
Stiamo nella vibrazione e sentiamo che unisce le gambe, attraverso la parte interna delle cosce, con l'interno del bacino, attraverso l'inguine.
Ripetiamo lo scioglimento del pavimento pelvico abbinato alla respirazione.
Appoggiamo i piedi, tenendo le ginocchia piegate, alziamo il più posssibile il bacino e teniamolo in alto a vibrare.
Poi, lo lasciamo ricadere, avendo messo un cuscino sotto.
Ripetiamo tre volte.
Ora, sempre con i piedi appoggiati e le gambe piegate, cominciamo a strofinare il bacino, la schiena e la nuca contro il materasso, come abbiamo visto fare agli animali.
Coccoliamo in questo modo tutta la parte posteriore del corpo.
Cerchiamo di provare più piacere possibile nella parte posteriore del corpo, in modo da potercene portare una buona quantità anche nella posizione eretta.
Ora ci fermiamo e ascoltiamo le sensazioni.
Quindi, ci concentriamo sulla cintola portando le gambe piegate alternativamente a destra e a sinistra.
Poi lasciamo che le gambe cadano da un lato e respiriamo nei muscoli laterali che si allungano.
Facciamo la stessa cosa dall'altra parte, e ripetiamo due volte per ogni lato.
Visualizziamo che la cintola sia come una molla che si allunga tirata sia verso la testa che verso i piedi, creando uno spazio maggiore, uno slancio tra il torace e il bacino.
Ora concentriamoci sul "cingolo scapolare", ovvero sull'insieme che va dalla punta delle dita al punto in mezzo alle scapole.
Dobbiamo considerare come un tutt'uno tutte queste parti, così come dobbiamo considerare un tutt'uno la "cintura pelvica" composta dal bacino, le gambe e i piedi.
Sciogliamo le dita delle mani e apprezziamone la ricchezza dei movimenti che sono capaci di fare.
Sciogliamo i polsi e percepiamone la sensualità.
Scuotiamo le mani come se fossero bagnate.
Poi scuotiamo anche le braccia e le lanciamo nell'aria.
Quindi, immaginaimo che ci arrivino dei palloncini da tutte le direzioni e li colpiamo per rilanciarli.
Ci fermiamo e ascoltiamo.
Ora, tenendo i piedi paralleli sul materasso, alziamo lentamente le braccia parallele al tronco fino a portarle verso il soffitto e le allunghiamo ancora dalle spalle, immaginando qualcosa o qualcuno che vorremmo abbracciare.
Lo/a invitiamo a venire verso di noi con il gesto delle braccia e con lo sguardo.
Quindi, immaginiamo di portarla a noi fino a che le nostre mani si poggiano sul nostro cuore.
Facciamo l'esercizio due volte.
Poi, sciogliamo il collo strofinando la nuca e sciogliamo i muscoli del viso facendo smorfie e tirando fuori la lingua con suoni inarticolati e spontanei.
Ci fermiamo e ripassiamo nella memoria tutta la sequenza.

Ora ci giriamo a quattro zampe e ci stiracchiamo come abbiamo visto fare agli animali.
In particolare, ci concentriamo sulla funzionalità della colonna vertebrale, che sarebbe più appropriato chiamare "il serpente vertebrale".
Facciamo fare al "serpente vertebrale" tutto il suo excursus dalla posizione concava a quella convessa.
Poi, scuotiamo testa e bacino, le due parti più mobili.
Ora gattoniamo sul pavimento e andiamo nella posizione del "bend over" da cui ricostruiremo la posizione eretta, cercando di portare in questa posizione tutta la vitalità e il piacere che abbiamo coltivato negli esercizi precedenti.
Dalla terra in sù, l'istinto della terra si sviluppa in noi e ci guida nella vita, in ogni circostanza!


Commenti

Unknown ha detto…
Grazie Livia! ♡

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