LA MATURAZIONE PSICOSOCIALE

Il mondo occidentale moderno, dal punto di vista bioenergetico, necessita di esperienze che favoriscano la maturazione psicosociale poiché, evidentemente, il nostro mondo è caratterizzato dalla fragilità delle personalità affette dalla scissione mente/corpo e dal narcisismo: personalità in cui il mondo interiore e i suoi scenari fantasmatici stentano a connettersi realisticamente e costruttivamente con l'ambiente relazionale e naturale.

Infatti, tendiamo più o meno tutti/e a farci dei "film", ad usare il mondo relazionale e naturale come un "set cinematografico", in cui mettere in scena i nostri copioni, e come uno "schermo" su cui proiettare gli scenari interiori, scenari ripiegati su se stessi, scenari paradossalmente solipsistici, tipici di una società di massa, caratterizzata dall'assemblaggio di tante solitudini.

Il mondo relazionale interno, con i suoi scenari e le sue "proiezioni" sul mondo relazionale esterno, non è patogeno in sé, patogeno è il modo in cui veniamo dis-educati/e a connetterlo con l'ambiente relazionale e naturale. L'attività proiettiva è spontanea - quindi, inarrestabile - e funzionale allo sviluppo della personalità, se veniamo istruiti/e a reintroiettare le proiezioni. L'importanza e l'ampiezza della scena interiore è, probabilmente, la caratteristica specifica dell'umanità. Un essere umano privato del contatto con altri esseri umani non diventa un essere umano perché nasciamo estremamente plastici/che: la maturazione neuro-motoria, ad esempio, si compie alla fine dei primi tre anni di vita.

Ogniqualvolta qualcuno/a ci suscita emozioni forti, ciò significa che per alcune sue caratteristiche risulta adatto/a a incarnare una parte del nostro scenario interiore, a farla "apparire" dentro di noi, a renderla percepibile a noi stessi/e. Questa circostanza sta alla base della possibilità di costruire un "ponte" tra il nostro mondo relazionale interno e il mondo della realtà condivisa con gli altri esseri umani. E' in questo modo che la personalità si sviluppa, ma può farlo in direzioni molto diverse.

Imparare a reintroiettare le proiezioni significa imparare a comunicare con l'altro/a in modo da capire quanto di ciò che percepiamo appartiene all'altro/a e quanto appartiene a noi, al nostro mondo interno. Per esempio, quando viviamo con qualcuno/a un'esperienza in cui ci sembra di aver provato qualcosa di simile, possiamo raccontarci reciprocamente come abbiamo vissuto l'esperienza, facendo attenzione ad essere aperti/e all'ascolto del vissuto dell'altro/a, sentendoci onorati/e di poter accedere al mondo dell'altro/a. Dopo di ciò, proveremo a confrontare i racconti e a vedere dove si fondono e dove differiscono, imparando ad apprezzare entrambe le possibilità: quella della "fusione" e quella della "differenziazione", perché è nella tensione tra questi due poli che si gioca, in senso costruttivo, sia l'incontro che il rapporto con noi stessi/e.

E' molto importante basare i nostri reciproci racconti sulle sensazioni corporee, perché l'ancoraggio corporeo garantisce il radicamento in una realtà condivisa costituita dalle verità psicocorporee di entrambi/e.


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